giovedì 20 ottobre 2016

"Dov'è Dio?" in un articolo di Enzo Bianchi

Di fronte ai totalitarismi e agli eventi tragici vissuti nel secolo scorso, ma anche a eventi disumani che si rinnovano nei nostri giorni, sembra sorgere quasi spontanea la domanda: «Dov’è Dio? Perché non interviene?». Forse anche nelle nostre vite conosciamo ore di prova in cui ci poniamo interrogativi analoghi. 
A volte queste domande appaiono anche nelle biografie di uomini e donne che accusano di attraversare una notte oscura, una notte in cui manca la luce, nella quale Dio pare assente e soprattutto taciturno, muto, come se avesse posto tra sé e il credente una spessa nuvola che impedisce ogni tipo di relazione, anche quella della parola. Dio tace, non si fa sentire, oscura il suo volto…, e il credente geme, soffre questa assenza di Dio, fino alla tentazione della disperazione, del cedere alla nientità che fa dire nel cuore: «Dio non esiste, non c’è nulla, nulla vale la pena».
Non voglio difendere Dio, voglio solo che non lo si accusi per difendere se stessi. Alla persona ordinaria, semplice, che a volte afferma di soffrire il silenzio di Dio, di non sentire Dio presente, che accusa Dio di restare lontano e muto, con molto rispetto per il suo dolore e senza nessun giudizio mi viene da chiedere: «Ma non sarà forse lei a essere sorda, a non ascoltare?». Non riesco a pensare che Dio sia capace di interrompere il suo amore, di voler essere muto o nascosto per far soffrire il credente che lo invoca e che è nella prova. Certo, nella «cantica del mare» l’espressione: «Chi è come te tra gli dèi, Signore?» (Mi kamokah ba-’elim jhwh: Esodo 15, 11) è stata anche letta da alcuni rabbini: «Chi è come te tra i muti, Signore?» (Mi kamokah ba-illelim jhwh); ma questo vuole solo significare che Dio, anche quando vede la sofferenza, la prova del suo popolo o del singolo credente, non fa nulla e tace non perché sia indifferente o irato, ma perché rispetta il mondo, la storia, rispetta la grandezza e la fragilità degli umani.
Mi piace concludere queste mie riflessioni citando un famoso testo anonimo: «Ho sognato che camminavo in riva al mare con il mio Signore e rivedevo sullo schermo del cielo tutti i giorni della mia vita passata. E per ogni giorno trascorso apparivano sulla sabbia quattro orme, le mie e quelle del Signore. Ma in alcuni tratti ho visto due sole orme, proprio nei giorni più difficili della mia vita. Allora ho detto: “Signore, io ho scelto di vivere con te e tu mi avevi promesso che saresti stato sempre con me. Perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti più difficili?”. E lui mi ha risposto: “Figlio, tu lo sai che io ti amo e non ti ho mai abbandonato: i giorni nei quali vedi soltanto due orme sulla sabbia, sono proprio quelli in cui ti ho portato in braccio”». Sì, sempre il Signore apre per noi il cammino e proprio nelle ore più oscure è lui che ci prende in braccio!
di Enzo Bianchi

martedì 11 ottobre 2016

Jacob Neusner: deceduto il teologo dell'ebraismo


Sabato 8 ottobre 2016 è morto, all'età di 84 anni, il rabbino Jacob Neusner, uno degli storici e dei teologi americani più famoso al mondo per i suoi studi sull'ebraismo. E' stato autore di centinaia di libri.  Era stato citato da Benedetto XVI nel primo volume della sua trilogia su «Gesù di Nazaret», nella sezione dedicata al Discorso della Montagna. Neusner è stato autore del saggio «A Rabbi Talks with Jesus» (1993), edito in Italia da Piemme nel 1996 con il titolo «Disputa immaginaria tra un rabbino e Gesù».