Di
fronte ai totalitarismi e agli eventi tragici vissuti nel secolo scorso, ma
anche a eventi disumani che si rinnovano nei nostri giorni, sembra sorgere quasi
spontanea la domanda: «Dov’è Dio? Perché non interviene?». Forse anche nelle
nostre vite conosciamo ore di prova in cui ci poniamo interrogativi analoghi.
A
volte queste domande appaiono anche nelle biografie di uomini e donne che
accusano di attraversare una notte oscura, una notte in cui manca la luce, nella
quale Dio pare assente e soprattutto taciturno, muto, come se avesse posto tra
sé e il credente una spessa nuvola che impedisce ogni tipo di relazione, anche
quella della parola. Dio tace, non si fa sentire, oscura il suo volto…, e il
credente geme, soffre questa assenza di Dio, fino alla tentazione della
disperazione, del cedere alla nientità che fa dire nel cuore: «Dio non esiste,
non c’è nulla, nulla vale la pena».
Non voglio difendere Dio, voglio solo che
non lo si accusi per difendere se stessi. Alla persona ordinaria, semplice, che
a volte afferma di soffrire il silenzio di Dio, di non sentire Dio presente, che
accusa Dio di restare lontano e muto, con molto rispetto per il suo dolore e
senza nessun giudizio mi viene da chiedere: «Ma non sarà forse lei a essere
sorda, a non ascoltare?». Non riesco a pensare che Dio sia capace di
interrompere il suo amore, di voler essere muto o nascosto per far soffrire il
credente che lo invoca e che è nella prova. Certo, nella «cantica del mare»
l’espressione: «Chi è come te tra gli dèi, Signore?» (Mi kamokah ba-’elim jhwh:
Esodo 15, 11) è stata anche letta da alcuni rabbini: «Chi è come te tra i muti,
Signore?» (Mi kamokah ba-illelim jhwh); ma questo vuole solo significare che
Dio, anche quando vede la sofferenza, la prova del suo popolo o del singolo
credente, non fa nulla e tace non perché sia indifferente o irato, ma perché
rispetta il mondo, la storia, rispetta la grandezza e la fragilità degli umani.
Mi piace concludere queste mie riflessioni citando un famoso testo anonimo: «Ho sognato che camminavo in riva al mare con il mio Signore e rivedevo sullo schermo del cielo tutti i giorni della mia vita passata. E per ogni giorno trascorso apparivano sulla sabbia quattro orme, le mie e quelle del Signore. Ma in alcuni tratti ho visto due sole orme, proprio nei giorni più difficili della mia vita. Allora ho detto: “Signore, io ho scelto di vivere con te e tu mi avevi promesso che saresti stato sempre con me. Perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti più difficili?”. E lui mi ha risposto: “Figlio, tu lo sai che io ti amo e non ti ho mai abbandonato: i giorni nei quali vedi soltanto due orme sulla sabbia, sono proprio quelli in cui ti ho portato in braccio”». Sì, sempre il Signore apre per noi il cammino e proprio nelle ore più oscure è lui che ci prende in braccio!
Mi piace concludere queste mie riflessioni citando un famoso testo anonimo: «Ho sognato che camminavo in riva al mare con il mio Signore e rivedevo sullo schermo del cielo tutti i giorni della mia vita passata. E per ogni giorno trascorso apparivano sulla sabbia quattro orme, le mie e quelle del Signore. Ma in alcuni tratti ho visto due sole orme, proprio nei giorni più difficili della mia vita. Allora ho detto: “Signore, io ho scelto di vivere con te e tu mi avevi promesso che saresti stato sempre con me. Perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti più difficili?”. E lui mi ha risposto: “Figlio, tu lo sai che io ti amo e non ti ho mai abbandonato: i giorni nei quali vedi soltanto due orme sulla sabbia, sono proprio quelli in cui ti ho portato in braccio”». Sì, sempre il Signore apre per noi il cammino e proprio nelle ore più oscure è lui che ci prende in braccio!
di Enzo Bianchi