«Attingere alla figura dei testimoni per
dare alla vita cristiana stimolo, slancio e coerenza. La fede è chiamata a
superare il rischio delle cose futili per alimentare una vita capace di andare oltre
alle preoccupazioni legate al quotidiano per costruire il Regno di Dio». Con
queste parole il parroco di Fara San Marino, don Emiliano Straccini, ha,
attraverso l’omelia tenuta nella celebrazione dell’VIII domenica del Tempo
Ordinario, introdotto le molte persone convenute nella Chiesa di San Remigio
alla partecipazione all’incontro con la ricercatrice e professoressa Mariangela
Maraviglia, autrice del poderoso volume “David Maria Turoldo. La vita, la
testimonianza (1916-1992)”, edito dalla Morcelliana. Un incontro, quello con la
professoressa toscana Maraviglia, assai atteso in quanto inserito all’interno
dei “Dialoghi della Badia” ma soprattutto tappa profetica e significativa
dell’Anno Giubilare di S. Martino di Tour, che la comunità farese sta celebrando
in questo anno di grazia.
Un incontro profetico, dicevamo, in
quanto, sottolineava nella Messa don Emiliano, «la grande povertà del tempo
attuale sta nel voler disincarnare il culto dall’impegno, la fede dalle scelte
operate nella vita personale e quotidiana. Ogni giorno il Signore è con noi
nelle nostre fatiche. Adorare Dio vuol dire riconoscere che Lui è Signore della
nostra esistenza, sostegno delle nostre ginocchia vacillanti, affinché si possa
passare dalla “paura per il domani ai giorni del rischio”, come padre Turoldo
amava dire».
Ad animare la celebrazione eucaristica e
successivamente l’incontro nel quale è stato presentato lo studio di dottorato
della ricercatrice Mariangela Maraviglia è stato il coro guidato dal maestro
Natale Sabrina, il quale ha saputo attraverso la musica creare il clima
necessario di ascolto e riflessione sia della Parola di Dio sia delle parole di
Turoldo, le quali hanno riecheggiato nello splendido sfondo dell’affresco
absidale della Chiesa di San Remigio.
Ad introdurre alla folla interessata dei
presenti la figura di quella “coscienza inquieta della Chiesa” che ha
attraversato da protagonista il Novecento, interessandosi di ogni ambito del
sapere e delle arti umani, è stato il professor Riccardo Beltrami, docente di
religione cattolica presso la Scuola Secondaria Inferiore di Casoli e di
Sant’Eusanio. Il professore, ripercorrendo la vita di padre Turoldo, ha
evidenziato come egli abbia avuto una personalità davvero poliedrica, capace di
intrecciare, in maniera tutt’altro che superficiale, molteplici relazioni con
vari esponenti dell’ambiente culturale, politico, religioso e sociale della sua
epoca, da Bontadini ad Apollonio, da don Zeno a monsignor Loris Capovilla fino
al regista Pier Paolo Pasolini. Un grande comunicatore, Turoldo, loquace ed
onnipresente, con la sua instancabile voglia di esserci per porsi al servizio
dell’essere umano senza risparmiarsi mai. Il voler penetrare il mistero della
persona umana, soprattutto in difesa dei poveri e degli ultimi, ha portato Turoldo
a cavalcare in pochi decenni l’onda della ricerca filosofica, della stampa,
dell’arte, della poesia e persino della regia cinematografica. Il suo
obiettivo, quello di ridare al mondo del dopoguerra quella “misura umana” che
purtroppo si era perduta a causa di umane atrocità. In tutto ciò centrale per
lui diveniva il ruolo della fede, sempre da proporre e mai da imporre, e della
Chiesa, chiamata ad accogliere l’essere umano peccatore e a farsi portavoce di
una autentica “religione dell’amicizia”, che nessuno esclude ma tutti coinvolge
riportando ognuno all’essenziale.
Il professore ha ringraziato, alla fine
del suo intervento, Mariangela Maraviglia per aver avuto la bontà di studiare
la persona di David Maria Turoldo, senza risparmiarsi la fatica di ricercare le
fonti storiche e di tessere le fila delle molteplici relazioni allacciate dal
religioso, al fine di ridare dignità alla sua figura, ripulendola da ogni
ingiusto pregiudizio. L’Autrice, infatti, ha mostrato ai presenti con
appassionate parole come Turoldo sia stato un uomo di Dio di grande generosità
e come abbia partecipato alle speranze del dopoguerra credendo in una società
giusta ed avviando lui stesso processi di giustizia aprendo strade chiamate a
divenire “storia”. Un’avventura, quella di Turoldo, che la dottoressa
Maraviglia ha detto esser divenuta anche la sua avventura e che, pagina dopo
pagina, spera che diventi anche l’avventura di ogni lettore del suo studio, in
special modo in un’epoca da molti chiamata delle “passioni tristi”, come quella
che stiamo vivendo ora, nella quale veramente Turoldo può divenire «una risorsa
di persuasione, di coraggio, di perseguimento del bene».