Gli ultimi istanti che conosciamo della vita di Etty Hillesum, ci permettono di mostrare quale importanza lei avesse dato alla preghiera dei salmi. In una delle sue ultime lettere, datata 1 settembre 1943, a pochissimi giorni dalla sua deportazione ad Auschwitz la giovane ebrea definisce i salmi un qualcosa di veramente splendido.
Nel salire, infine, sul treno, il 7 settembre 1943, Etty apre a caso la sua Bibbia leggendovi una frase per lei molto importante: "Il Signore è il mio alto ricetto". Non troviamo queste precise parole nella Sacra Scrittura. Il termine "ricetto", indicante ospitalità, non è mai presente nelle pagine sacre. Forse la Hillesum non ha riportato in quel suo ultimo biglietto letteralmente ciò che ha letto, ma ha forse fatto una sintesi del suo incontro con Dio. Ricetto potrebbe indicare così "riparo", che compare 6 volte nel Salterio, o addirittura "rifugio", che ne compare ben 29 volte.
Etty con i Salmi prega Dio, ma chi è Dio per lei?
Per la Hillesum egli è una realtà interiore, che abita in fondo al pozzo del suo animo. Una realtà interiore di cui Dio è solo un nome convenzionale e con la quale Etty è entrata in contatto a partire dalla mezz'ora di silenzio che lei ogni mattina faceva per ripulire il suo animo dalle "ragnatele". Dio è colui che le ha fatto scoprire, anche grazie all'operato del suo terapeuta Julius Spier, di essere un prodigio, proprio nel momento in cui si sentiva una "moribonda legata a mezzo chilo di aspirine al mese".
Pregare Dio, quale senso possiede in un campo di smistamento in attesa della soluzione finale?
Per Etty il pregare non è un atto di magia, in quanto si rivolge a un Essere che non può cambiare la storia. Dio, secondo lei, può sostenere e rafforzare. Pregando per gli altri scopriamo, allora, che è una cosa fondamentale perchè chi si trova in difficoltà, possa confidare in Dio e riporre in lui la sua forza. Pregare perchè nessuno ha dei nervi di acciaio, ma ognuno deve guardare con concretezza la realtà che ci circonda.
Il testamento di Etty
I Salmi hanno condotto la Hillesum ad un cammino di grande umanizzazione progressiva. Lei riesce così a perdonare le guardie naziste, a non rimanere nella comodità dei consigli nazionali ebraici per recarsi a servire i suoi connazionali. Etty sceglie di essere il balsamo per molte ferite, e per questo grida con forza il suo "voler esserci". Lei non vuole salvare se stessa, ma vuole offrire se stessa per dare un senso nuovo alle cose. E' ciò che scrive in una lettera del dicembre 1942 e che con l'aiuto di Dio cercheerà di portare avanti fino alla fine della sua vita.
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