Il 24 dicembre 1999, poco prima della Messa di Mezzanotte del
Natale, il papa Giovanni Paolo II apriva, nella Basilica di San Pietro, la
porta santa, dando avvio all’anno di misericordia e di grazia del Duemila.
Passano poco più di quindici anni e papa Francesco ripete lo stesso gesto nella
mattina dell’8 dicembre del 2015 inaugurando un anno santo straordinario della
misericordia, straordinario in quanto l’anno giubilare dovrebbe essere
celebrato ogni venticinque anni, secondo il decreto di papa Paolo II del 1470.
Papa Francesco non poteva però aspettare tutto questo tempo, tanto era il suo
ardore di immergere l’intera comunità cristiana (e non solo!) nel cuore del
vangelo, ossia nella misericordia di Dio.
Ma cosa è nello specifico il “giubileo”? Questo termine
deriva dall’ebraico Jobel, che era il
corno
che si suonava all’inizio dell’anno sabbatico, voluto da Dio, secondo la
legge mosaica, nello scadere di ogni cinquantesimo anno, e durante il quale non
si lavorava la terra, venivano liberati gli schiavi e condonati i debiti.
Nell’antico popolo di Israele venivano così chiamati tutti gli abitanti del
paese per essere liberati dalla loro condizione di miseria, di sofferenza e di
emarginazione.
La Chiesa cattolica riprende dalla tradizione ebraica la
pratica del giubileo ed il primo sembra risalire al 1300 sotto il pontificato
di Bonifacio VIII, il quale aveva esortato i cristiani a farse pellegrini
presso la tomba degli apostoli Pietro e Paolo per invocare la remissione dei
propri peccati. Il pellegrinaggio era considerato metafora del “cammino
dell’essere umano”. Quest’anno, per la prima volta nella storia della Chiesa,
la pratica giubilare non richiede di recarsi a Roma, in quanto il papa ha
inviato ogni diocesi del mondo ad aprire delle porte sante in ogni luogo,
affinché tutti possano fare esperienza dell’amore di Dio con sovrabbondanza.
Alla pratica del giubileo è legata anche un’indulgenza
speciale, ossia la remissione della pena temporale per i peccati, già rimessi
quanto alla colpa attraverso il sacramento della confessione, la contrizione
del cuore ed il proposito di non farli
più. L’indulgenza, quindi, è l’espressione dell’amore paziente e misericordioso
di Dio nei confronti dell’uomo peccatore. Oltretutto l’indulgenza connessa al
giubileo è detta totale, dato che è una grazia straordinaria che guarisce
completamente l’essere umano, rendendolo una nuova creatura.
Quale è il primo frutto della indulgenza? Condurre il fedele
al ravvedimento, alla conversione, giustificandolo. E questo perché Dio è
fedele. Come scriveva nel lontano 1918 il teologo Karl Barth, a commento della lettera di san Paolo apostolo ai Romani,
la fedeltà di Dio può essere ingannata, ma non annullata, può incontrare
ingratitudine ma non verrà mai ritirata da Dio. Essa, infatti, permane sopra il
salire e il calare delle onde della storia, nonostante l’infedeltà umana, anzi,
nella storia infedele dell’essere umano.
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