lunedì 11 maggio 2015

Il "caffè teologico": mille domande poche risposte


Lunedì pomeriggio ho scelto un luogo insolito per andare a prendere il caffè, l’Auditorium dei Poveri di via Garibaldi. Il caffè in un Auditorium, voi mi chiederete. Ebbene sì, non mi sono affatto sbagliato, avete capito benissimo. Sono arrivato lì verso le ore 16 e vi ho trovato un bel gruppo di persone, tutte desiderose di sorseggiare un buon caffè dialogando amichevolmente, con naturalezza e spontaneità, e condividendo i mille dubbi e questioni che si portano nel proprio animo per cercare insieme di trovare delle risposte o di revisionare quelle che si credeva fin lì di possedere.
È stato così inaugurato a Rieti il “caffè teologico” intorno ad uno dei temi più scottanti della storia dell’umanità: Dio esiste? È stata un’occasione meravigliosa perché ci ha mostrato come ognuno di noi sia abitato da una gran moltitudine di domande, che sorgono dentro ciascuno e che ci spingono a cercare una risposta, interrogativi spesso sopiti sotto le mille faccende quotidiane che siamo chiamati a sbrigare, ma al tempo stesso tutt’altro che banali. Sono, infatti, le questioni che determinano la qualità della nostra vita, che devono da noi essere amate e vissute, perché – scriveva Enzo Bianchi – proprio esse possono essere considerate il segno distintivo dell’essere umano.
«Esiste Dio? Quale Dio? Chi è? Dove è? Se esiste è possibile comunicare con lui? Fede e ragione sono amiche o nemiche? Esistono prove razionali dell’esistenza di Dio? Cosa è la fede?» sono soltanto alcune degli interrogativi che ci si è posti nella brevissima (il tempo quando si sta tra amici corre veloce!) oretta e mezza trascorsa insieme. Si è parlato liberamente senza maschere perché ognuno di noi sapeva benissimo di non possedere la verità ma di esserne però in ricerca, desiderandola. Il nostro mondo secolarizzato e liquido, infatti, non è riuscito a sottrarre all’essere umano contemporaneo un’attenzione particolare intorno alla questione dell’Assoluto, anzi spesso l’ha resa più intensa.
Ripercorrendo la storia del pensiero umano, caratterizzato dalla ricerca filosofica, teologica, scientifica e dall’esperienza spirituale, si è riuscito a far emergere una delle eterne domande dell’uomo: Dio esiste? È ragionevole credere in lui ancora oggi? Riprendendo il pensiero di Tommaso d’Aquino, con le sue cinque vie, e di Anselmo d’Aosta, di una fede che interroga l’intelletto e di un intelletto che interroga la fede, si è cercato di comprendere se sia ancora possibile credere in maniera razionale all’esistenza di Dio. Ciò che è emerso è stata una fede capace di fare i conti con i dubbi sollevati da una certa filosofia e con le provocazioni della scienza, una fede alleata della ricerca razionale e non sua acerrima nemica. Una fede che non chiede nessun sacrificio alla razionalità umana, se non il suo esserci con tutta se stessa, il suo impegno nell’indagare la realtà che ci circonda senza eludere quegli interrogativi che urlano dentro di noi e che a volte facciamo finta di non sentire. Una fede che non vuole al tempo stesso privare la ragione del combattimento affannoso, dell’agonia del dubbio, poiché è essa stessa, come affermava il filosofo spagnolo Miguel de Unamuno (1864-1936), «una volontà di sapere che si muta in volere amare, volontà di comprendere».  
Si è così scandagliato il fondamento della fede, fatta di  incontro, abbandono e relazione. Un fondamento da sempre indagato e cercato, fin dall’antica Grecia, come principio primo ed unificante, il quale nelle varie religioni, ed in particolar modo in quella cristiana, è divenuto relazione fra due tu, l’uomo e l’Assoluto.
Certo, come evidenziava il teologo Hans Küng nel lontano 1979 in un suo bestseller di fama mondiale, si è visto che «molti sono perplessi tra la fede e l’incredulità, sono indecisi, scettici. Essi dubitano della loro fede, ma anche dei loro dubbi. Molti anzi sono addirittura orgogliosi di questi loro dubbi. Nondimeno rimane il desiderio della certezza». Ed è questo desiderio che si è assaporato lunedì pomeriggio e che si vuole cercare di non spegnere, mantenendolo vivo nel nostro animo.
A quale conclusione si è giunti? Se per concludere si intende finire, allora devo dire che non si è giunti a nessuna conclusione. Al temine dell’incontro, infatti, ci si è dati appuntamento a lunedì prossimo 18 maggio alle ore 16 presso l’Auditorium dei Poveri di via Garibaldi per sorseggiare un buon caffè dialogando tra amici intorno ad un'altra questione assai interessante, quella del rapporto tra fede e laicità.

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