Lunedì pomeriggio ho scelto un luogo
insolito per andare a prendere il caffè, l’Auditorium dei Poveri di via
Garibaldi. Il caffè in un Auditorium, voi mi chiederete. Ebbene sì, non mi sono
affatto sbagliato, avete capito benissimo. Sono arrivato lì verso le ore 16 e
vi ho trovato un bel gruppo di persone, tutte desiderose di sorseggiare un buon
caffè dialogando amichevolmente, con naturalezza e spontaneità, e condividendo
i mille dubbi e questioni che si portano nel proprio animo per cercare insieme
di trovare delle risposte o di revisionare quelle che si credeva fin lì di
possedere.
È stato così inaugurato a Rieti il “caffè
teologico” intorno ad uno dei temi più scottanti della storia dell’umanità: Dio
esiste? È stata un’occasione meravigliosa perché ci ha mostrato come ognuno di
noi sia abitato da una gran moltitudine di domande, che sorgono dentro ciascuno
e che ci spingono a cercare una risposta, interrogativi spesso sopiti sotto le
mille faccende quotidiane che siamo chiamati a sbrigare, ma al tempo stesso
tutt’altro che banali. Sono, infatti, le questioni che determinano la qualità
della nostra vita, che devono da noi essere amate e vissute, perché – scriveva
Enzo Bianchi – proprio esse possono essere considerate il segno distintivo
dell’essere umano.
«Esiste Dio? Quale Dio? Chi è? Dove è?
Se esiste è possibile comunicare con lui? Fede e ragione sono amiche o nemiche?
Esistono prove razionali dell’esistenza di Dio? Cosa è la fede?» sono soltanto
alcune degli interrogativi che ci si è posti nella brevissima (il tempo quando
si sta tra amici corre veloce!) oretta e mezza trascorsa insieme. Si è parlato
liberamente senza maschere perché ognuno di noi sapeva benissimo di non
possedere la verità ma di esserne però in ricerca, desiderandola. Il nostro
mondo secolarizzato e liquido, infatti, non è riuscito a sottrarre all’essere
umano contemporaneo un’attenzione particolare intorno alla questione
dell’Assoluto, anzi spesso l’ha resa più intensa.
Ripercorrendo la storia del pensiero
umano, caratterizzato dalla ricerca filosofica, teologica, scientifica e
dall’esperienza spirituale, si è riuscito a far emergere una delle eterne domande
dell’uomo: Dio esiste? È ragionevole credere in lui ancora oggi? Riprendendo il
pensiero di Tommaso d’Aquino, con le sue cinque vie, e di Anselmo d’Aosta, di
una fede che interroga l’intelletto e di un intelletto che interroga la fede,
si è cercato di comprendere se sia ancora possibile credere in maniera
razionale all’esistenza di Dio. Ciò che è emerso è stata una fede capace di
fare i conti con i dubbi sollevati da una certa filosofia e con le provocazioni
della scienza, una fede alleata della ricerca razionale e non sua acerrima
nemica. Una fede che non chiede nessun sacrificio alla razionalità umana, se
non il suo esserci con tutta se stessa, il suo impegno nell’indagare la realtà
che ci circonda senza eludere quegli interrogativi che urlano dentro di noi e
che a volte facciamo finta di non sentire. Una fede che non vuole al tempo
stesso privare la ragione del combattimento affannoso, dell’agonia del dubbio,
poiché è essa stessa, come affermava il filosofo spagnolo Miguel de Unamuno
(1864-1936), «una volontà di sapere che si muta in volere amare, volontà di
comprendere».
Si è così scandagliato il fondamento
della fede, fatta di incontro, abbandono
e relazione. Un fondamento da sempre indagato e cercato, fin dall’antica
Grecia, come principio primo ed unificante, il quale nelle varie religioni, ed
in particolar modo in quella cristiana, è divenuto relazione fra due tu, l’uomo
e l’Assoluto.
Certo, come evidenziava il teologo Hans
Küng nel lontano 1979 in un suo bestseller di fama mondiale, si è visto che «molti
sono perplessi tra la fede e l’incredulità, sono indecisi, scettici. Essi dubitano
della loro fede, ma anche dei loro dubbi. Molti anzi sono addirittura
orgogliosi di questi loro dubbi. Nondimeno rimane il desiderio della certezza».
Ed è questo desiderio che si è assaporato lunedì pomeriggio e che si vuole
cercare di non spegnere, mantenendolo vivo nel nostro animo.
A quale conclusione si è giunti? Se per
concludere si intende finire, allora devo dire che non si è giunti a nessuna
conclusione. Al temine dell’incontro, infatti, ci si è dati appuntamento a lunedì
prossimo 18 maggio alle ore 16 presso l’Auditorium dei Poveri di via Garibaldi
per sorseggiare un buon caffè dialogando tra amici intorno ad un'altra
questione assai interessante, quella del rapporto tra fede e laicità.
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