Si sacrifica l'essenza della fede ogni volta che si smarrisce la convinzione razionale del suo fondamento. La fede viene così ridotta ad essere una cieca credulità (Wolfhart Pannenberg)
martedì 6 ottobre 2015
Edgar Allan Poe come Ulisse
In vita fu giudicato un pazzo, da morto fu seppellito dagli onori, omaggiato come l'inventore del racconto poliziesco e della letteratura dell'orrore. Edgar Allan Poe, scomparso il 7 ottobre 1849, avrebbe fatto la felicità di Diderot: ben incarnava, infatti, la figura dell'uomo dalla cultura enciclopedica. Non solo eccelse come scrittore e poeta, ma brillò anche in qualità di critico letterario e giornalista. Divenne celebre grazie a Il gatto nero (1843) e a Il corvo e altre poesie (1845), sebbene nell'immaginario collettivo l'eco di Poe risuona attraverso La caduta della casa degli Usher (1840) e Il pozzo e il pendolo (1842). Su di lui fiorirono aneddoti, come quello che lo vide accusare di plagio, in un articolo sull'Evening Mirror, Longfellow, che mesi prima era stato da egli stesso definito "il miglior poeta d'America". In difesa del poeta, rispose all'articolo un misterioso lettore del giornale, un tale Outis. Leggenda vuole che fosse stato lo stesso Poe a scrivere la risposta: si era firmato con lo stesso nome che usò Ulisse con Polifemo. Outis, in greco, vuol dire nessuno. di Gabriele Nicolò
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