«L’uomo può trovare nella filosofia
quelle ali che gli permettono di volare molto in alto, e di realizzare, in
questo continuo cercare, la sua vera natura», disse un giorno il noto filosofo,
recentemente scomparso, Giovanni Reale ad un suo studente, che si era lamentato
con lui nel non riuscire a trovare nella filosofia quelle risposte definitive
che desiderava.
L’incontro avvenuto recentemente, il 9
ottobre scorso, nell’Auditorium dei Poveri con la reatina Francesca Nobili,
docente di Filosofia e Storia presso il Liceo scientifico “Carlo Jucci”, mi ha
rimandato alle parole del Reale. La professoressa Nobili, studiosa del pensiero
del filosofo inglese John Locke (1632-1704), padre del contrattualismo liberale,
ha saputo parlare in maniera semplice e chiara ad un folto pubblico, tra cui i
suoi studenti, di temi filosofici molto importanti legati alla presentazione di
un suo piccolo volume riguardante un’opera classica di Locke, il “Trattato sul
Governo” pubblicata verso la fine del Seicento. Si è discusso di libertà, di
senso della vita ma anche di desiderio e di passione per la ricerca.
La filosofia, infatti, secondo la Nobili
offre un servizio molto prezioso alle persone e soprattutto ai
giovani in un
tempo disorientante e disorientato, nel quale mancano punti di riferimento,
idee come valori e ideali. Per lei si può tornare alle grandi idee, allora,
solo attraverso lo studio della filosofia. Il ritornare alle idee significa il
portare avanti il ritorno di un vero e proprio umanesimo liberale. Il senso ed
il significato che si cerca oggi è sempre nell’oltre, in quanto non è evidente
e manifesto in superficie. L’opera di Locke permette questa riflessione sul
senso, a partire da una riflessione su di una libertà che non deve essere
considerata pura formalità. L’individuo è
libertà ed è chiamato a riempire di contenuto la libertà che egli stesso è.
La filosofia porta la persona ad avere
un pensiero critico sulla realtà, cosa che oggi viene demandata alle varie agenzie
di informazione. La mancanza del pensiero critico, però, può divenire molto pericolosa,
in quanto è stato ciò che ha condotto l’umanità alle tragedie e ai genocidi del
Novecento. Da qui l’invito rivolto da Francesca Nobili ai suoi studenti a non
restare in superficie, ma a spingersi in profondità per trovare quel senso
della realtà che si nasconde in essa. L’esortazione è quella di non fermarsi a
recepire quelle che sono le teorie pre-confezionate che la società offe, ma a
compiere la fatica ermeneutica della ricerca di senso. La filosofia ci dice che
la realtà possiede un senso; compito dell’essere umano è scoprirlo.
Usando un’espressione platonica Francesca
Nobili definisce la ricerca filosofica come un’attività “erotica”, ritenendola
un anelito, una ricerca incessante e continua della verità compiuta con passione
e desiderio da un essere umano che possiede la volontà di mettersi in gioco.
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