martedì 27 gennaio 2015

Etty Hillesum: per non dimenticare

Ricordare la figura di Etty Hillesum in occasione del 70° anniversario dell'apertura dei cancelli da parte delle truppe sovietiche significa far memoria di una giovane donna la quale ha saputo portare a compimento un cammino di crescita e maturazione umana in soli tre anni ed avendo come sfondo la crudeltà nazista. Etty, infatti, partendo dall'essere una "moribonda legata a mezzo chilo di aspirine all'anno", giunge a divenire adulta e capace di scegliere  di donare la propria vita senza paura di perderla.
Pur non possedendo una coscienza della fede cristiana, la Hillesum va dall'amore all'amore, percependo ed accogliendo quello che stava accadendo intorno a lei non con dei nervi di acciaio ma molto sensibili. Lei sa guardare in faccia la realtà, ma non vuole che l'odio e la crudeltà si impadronissero del suo cuore. Compie così un cammino di verità in sé che la porta ad assumere su di sé il dramma della shoah senza preoccuparsi troppo di stare al sicuro per offrire ai posteri un nuovo senso della storia e della realtà. Etti abita la realtà, non smette di sognare ed incontra nel profondo di quel pozzo che è il suo cuore Dio. Non si crea un mondo alternativo, bensì vuole entrare sempre più in quella tragica realtà per essere un "balsamo per molte ferite".
La fede appartiene all'umanità, è per lei il frutto di uno scavo interiore perseverante e costante e non tanto un dono della grazia divina. Etty inizia un dialogo ininterrotto con quella Realtà che viene chiamata Dio per trarre da Lui forza e sostentamento. Lei non cerca un mago capace di cambiare la storia, bensì un potente intercessore che è in grado di sostenerla dandole fortezza e misericordia.
Quale è allora il testamento che la Hillesum ci lascia? Lei ci esorta a non smettere mai di sognare, ad impegnarci responsabilmente nella costruzione di un mondo "diverso", ossia sempre più abitato dalla fratellanza e da piccolissimi atomi di amore, senza dei quali vi sarebbe solo odio e vendetta.

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