" Introduzione
Penso che per
guidare la lettura di questo libro scritto con interesse, da Riccardo Beltrami,
dovremmo partire da due domande:
1)
È possibile, nonostante la guerra, la
violenza, la shoà poter scoprire ancora qualcosa dell’esistenza?
2)
È
possibile, nonostante un comunismo che riduce il pensiero della persona
imbruttendolo, trovare il coraggio di parlare di bellezza?
La prima domanda
riguarda la vicenda di Etty Hillesum la quale vede nell’inumana esperienza del
secondo conflitto mondiale qualcosa ancora di umano e ancor più di Divino che
superano e travolgono il male.
Mentre la
seconda domanda riguarda Pavel Florenskij il quale supera il comunismo per
giungere alla comunione con Dio e gli uomini tramite la bellezza.
Etty Hillesum
1) L’IO DEL PROPRIO IO. Cosa significa? Significa che se pur la vita
ci porta a compiere scelte non buone oppure se il nostro modo di vivere non
segue la via maestra del bene questo non significa che non siamo ri-legati al
bene, al contrario ci permette di cogliere il senso del bene e dunque il senso
del re-ligioso proprio lì dove noi non ce lo saremmo aspettati: nella parte più
ad intra di noi stessi (settima stanza Teressa d’Avila, Edith Stein). La setssa
cosa che fanno sia la mamma che la zia Pet della Nostra quando affermano che in
fondo sono religiose; oppure è il segno evidente di un papà ebreo non
praticante ma che ha pià copie della Bibbia e per di più in diverse lingue.
La vita
dissoluta della Hillesum trova la sua fine grazie al terapeuta Spier che la
conduce nell’io profondo per poi far si che questo venga allo scoperto, alla
luce. E’ quasi il ritorno dell’ars maieutica dei greci solo che nel nostro caso
per una finalità diversa da quella greca. Infatti per i greci si portava fuori
la ratio qui si porta fuori la fides, il Divino, il senso religioso, che per
molti è stato nascosto e forse represso. Ecco il punto: il problema non è
essere credenti o no (forse dopo) ma far venire fuori di noi il religioso a cui
credere o meno. Riscoprire l’arte maieutica della fede e di conseguenza quella
della ragione. Per far questo Spier insegna alla Hillesum la preghiera e il
contatto con la Bibbia.Questa sarà il percorso che compirà la N. come lei
stessa afferma: “ Ascoltarsi dentro. Non lasciarsi più guidare da quello che si
avvicina da fuori, ma da quello che si innalza dentro”
2) …PER SCOPRIRE. Dopo aver scoperto la presenza del religioso in se da
qui vi sono, di volta in volta, varie scoperte che Beltrami descrive con profondità
e chiarezza e che potremmo far nostre:
a) DIO: “dentro di me c’è una sorgente
molto profonda. E in quella sorgente c’è Dio”. La sorgente produce acqua in
noi. Vi è una sorgente che produce la verità ma nel contempo si identifica con
la verità stessa: Dio. C’è una particolarità, meglio due. La prima è la
capacità di ascoltare la verità per poi annunciarla. Se non la si ascolta non
la si può neanche sussurrare nella sua essenza! Poi va vista dal basso e non
dall’alto. Hillesum scopre il mettersi in ginocchio per poterla cogliere. Solo
mettendoci in ginocchio vediamo la verità.
b) Bellezza e silenzio. Cosa è la bellezza?
Ci sono tante risposte, ma la bellezza non è fine a se stessa cioè non è tale
in quanto tale bensì riporta sempre ad un Altro ad un Essere Bello che è al di
sopra della umana bellezza. La bellezza
è il mistero. Quel mistero che si trova nei piccoli elementi (gelsomino) come
nei grandi eventi. Ed è proprio dalla bellezza che scaturisce il silenzio
dinanzi al mistero. Di fronte alla bellezza non ci sono
parole…(Thaumazein=meraviglia). Le molte parole, come sostiene Hillesum,
conducono a equivoci. La loquacità del silenzio rende la bellezza del bello e
dunque di Dio.
c) Preghiera. Chissà quanto volte abbiamo
pregato o abbiamo cercato di definire la preghiera ma penso che una possibile
definizione esperienziale della preghiera la offre la nostra pensatrice. La
preghiera è cioò che permette di stare in mezzo agli orrori, ai dolori, non
facendosi travolgere da questi, ma, al contrario, facendoci comprendere che la
vità è bella. La preghiera permette al
nostro cuore di custodire Dio affinchè Dio lo cambi. Per la H. non è tanto
importante che Dio esaudisca la nostra supplica quanto che lui compia in noi una
metanoia che ci dia la possibilità di una nuova welteschaung.
d) Sacra Scrittura. La fonte della
preghiera è la Bibbia che, come dice Hillesum, ci permette di conoscere non
solo le cose in esa scritte ma anche il suo Autore. E’ un po il richiamo a
quanto diceva san Girolamo: L’ignoranza delle Scritture è l’ignoranza di
Cristo”. Sarà proprio la Bibbia ad accompagnarla fino agli ultimi giorno nel
campo di concentramento.
3) L’INFERNO
UMANO PER IL PARADISO DI DIO. Nell’umanità accade l’incontro tra Dio e l’uomo.
E’ la risposta al famoso interrogativo se si potesse ancora parlare di Dio dopo
l’olocausto. Certo che si può, anzi si deve, perché in quell’esperienza brutale
dove la cattiveria e la crudeltà umana hanno raggiunto il massimo dell’espressione
ha permesso che si scoprisse il senso dello stare insieme, della comunione,
della solidarietà. Lei stessa ci dice di queste forme di solidarietà virtuale
quando afferma che vorrebbe esser in tutti i campi dove si trova internata la
sua gente e aiutar loro a leggere quell’esperienza dalla parte di Dio. E’ la
grandezza dell’amore che ci riporta al grande sacrificio per amore che è la
croce. La grandezza dell’amore addolcisce anche la crudeltà. Come? Quando, come
lei stessa afferma, dinanzi a tanto odio non si risponde con l’odio ma vedere
come nel cuore di chi distrugge l’altro
non vi è più spazio per la bellezza della vita e magari con il proprio
non agire si agisce in modo più efficace: perché per amore si perdona anche
questo perché l’amore è al di sopra di ogni umana crudeltà. L’amore: è il
paradiso all’interno dell’inferno creato dall’uomo.
Pavel Florenskij
“Colmare ogni
istante di un contenuto sostanziale”. Parto da questa frase di Florenskij per
parlare di ciò che lui è stato ed è per
il nostro oggi . Ritroviamo un elemento in comune con la Hiellsum: anche qui un
campo di concentramento non nazista ma comunista. Ancora una volta la perdita
della libertà. Ma proprio la perdita della libertà rende rende paradossale l’esistenza
di Florenskij: il vedere, nonostante tutto, il bello. Lui che aveva studiato la
matematica e dal numero compie il passaggio a Dio. Lui che voleva creare un
legame tra la fede, la scienza e la cultura non può non essere un pensatore
contemporaneo.
Il tema ,potremo
dire, che caratterizza il pensiero di Florenskij è quello della bellezza. Ma
sulla scia di quanto scritto da Beltrami, prima di parlare della bellezza
vorrei presentarvi alcuni passaggi previ ad essa: il fanciullo e la natura
1)
IL
FANCIULLO. Per il N. è necessario andare oltre il qui e ora, cioè, andare oltre
la nostra realtà in una realtà superiore. (Idealismo florenskijano). Ma per
comprendere questo oltre è necessario uscire dal pensiero e dal mondo degli
adulti per entrare in quello dei bambini. Perché questo cambio di visione?
Perché gli adulti cercano di capire il come dei fenomeni mentre il bambino, con
la sua curiosità(n on dimentichiamo che la curiosità sta all’origine del
pensiero umano) e genialità, entra nel fenomeno in se. (Es. il mare per lui è
l’immagine dell’eternità). Ed entrando nel fenomeno in quanto tale il
conoscente si fa uno con l’oggetto della sua conoscenza e questo unione è per
il N. il simbolo. Florenski farà propria la filosofia del simbolo perché questo
ci permette di conoscere e di entrare nel mistero del mondo senza violare il
mistero stesso. [Un altro autore che parla del fanciullo e del simbolo e
Giovanni Pasoli con la poetica del fanciullino. Egli dicev che in ogni persona
(indipendentemente dal lavoro che svolge) c’è un fanciullino. E’ uno spirito
sensibile che consiste nella capacità di meravigliarsi delle piccole cose, come
fanno i bambini. Il poeta per il Pascoli è un uomo umile e semplice che vede la
vita quotidiana con gli occhi del fanciullo. La poetica del fanciullino consta
di due elementi. 1) L’Impressionismo: l’artista non deve rappresentare il mondo
e la natura così come si presentano ma deve offrire uno stimolo di
rappresentazione. Deve tratteggiare la realtà ma non definirla. 2) Il
simbolismo: il simbolo non è immediato ma rimanda ad Altro, al mistero].
2)
LA
NATURA. Altro elemento che permette l’esperienza mistica di F. è proprio la
natura. La contemplazione della realtà “naturale” permette di comprendere il
divino. Egli stesso parla di una esperienza mistica a partire da alcuni
elementi della natura (la montagna, il freddo, etc..). troviamo qui un richiamo
a S. Agostino i “Mirabilia Dei” e se vogliamo troviamo anche una visione della
natura diversa dal Contratto Sociale di J. J. Rosseau. La natura per F. crea
uno stile di comunione partendo dalla natura stessa. La comprensione e la
simbiosi con la natura permette anche la comunione tra gli uomini.
3)
LA
BELLEZZA. L’ARTE. Per comprendere il concetto di bellezza e di arte non
possiamo dimenticare l’origine di F. che è orientale. Lui è in prete ortodosso
e dunque il richiamo primo è l’icona. L’icona è ciò che permette all’invisibile
di rendersi presente nel visibile. L’iconografo è colui che tramite la
preghiera (anche qui ritroviamo il richiamo alla preghiera che non è un
semplice sussurrare delle formule ma è un evento e un accadimento esistenziale
e dunque la preghiera è una esperienza detta con la vita) rende presente
l’Assoluto e per fare ciò è necessaria la quiete interiore (l’hesichia).
Tramite l’arte l’anima passa dalle cose terrene alle cose celesti. Vedere il
bello è fare esperienza della divinità. Dunque se l’anima è presso le cose
celesti non interessa più ciò che è nel mondo e tutto ciò che il Nostro subisce
nel campo di concentramento comunista viene superato dalla bellezza che già è
presente in se. La bellezza richiede il silenzio per esser fatta viva in
ciascuno di noi e se, come dice Dostoevskij, che “la bellezza salverà il mondo”
può farlo solo se prima noi stessi diamo alla bellezza, meglio al Bello, la
facoltà di salvare la nostra anima.
Conclusione per l’oggi
Hillesum: Non si
può non fare esperienza di Dio nonostante la bruttura che l’uomo crea nel
mondo.
Florenskij:
Ri-dare al mondo il bello ci permette di vedere in forma velata, già e non
ancora, il paradiso sede della Verità".
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