venerdì 28 agosto 2015

"Incontrare Dio all'inferno": le parole di Saverio Monitillo

Riporto qui di seguito il testo scritto dal dottorando in filosofia presso l'Università di Tor Vergata Saverio Monitillo, al quale esprimo tutta la mia gratitudine ed amicizia:

" Introduzione

Penso che per guidare la lettura di questo libro scritto con interesse, da Riccardo Beltrami, dovremmo partire da due domande:

1)       È possibile, nonostante la guerra, la violenza, la shoà poter scoprire ancora qualcosa dell’esistenza?

2)      È possibile, nonostante un comunismo che riduce il pensiero della persona imbruttendolo, trovare il coraggio di parlare di bellezza?

La prima domanda riguarda la vicenda di Etty Hillesum la quale vede nell’inumana esperienza del secondo conflitto mondiale qualcosa ancora di umano e ancor più di Divino che superano e travolgono il male.

Mentre la seconda domanda riguarda Pavel Florenskij il quale supera il comunismo per giungere alla comunione con Dio e gli uomini tramite la bellezza.

Etty Hillesum

1)  L’IO DEL PROPRIO IO.  Cosa significa? Significa che se pur la vita ci porta a compiere scelte non buone oppure se il nostro modo di vivere non segue la via maestra del bene questo non significa che non siamo ri-legati al bene, al contrario ci permette di cogliere il senso del bene e dunque il senso del re-ligioso proprio lì dove noi non ce lo saremmo aspettati: nella parte più ad intra di noi stessi (settima stanza Teressa d’Avila, Edith Stein). La setssa cosa che fanno sia la mamma che la zia Pet della Nostra quando affermano che in fondo sono religiose; oppure è il segno evidente di un papà ebreo non praticante ma che ha pià copie della Bibbia e per di più in diverse lingue.

La vita dissoluta della Hillesum trova la sua fine grazie al terapeuta Spier che la conduce nell’io profondo per poi far si che questo venga allo scoperto, alla luce. E’ quasi il ritorno dell’ars maieutica dei greci solo che nel nostro caso per una finalità diversa da quella greca. Infatti per i greci si portava fuori la ratio qui si porta fuori la fides, il Divino, il senso religioso, che per molti è stato nascosto e forse represso. Ecco il punto: il problema non è essere credenti o no (forse dopo) ma far venire fuori di noi il religioso a cui credere o meno. Riscoprire l’arte maieutica della fede e di conseguenza quella della ragione. Per far questo Spier insegna alla Hillesum la preghiera e il contatto con la Bibbia.Questa sarà il percorso che compirà la N. come lei stessa afferma: “ Ascoltarsi dentro. Non lasciarsi più guidare da quello che si avvicina da fuori, ma da quello che si innalza dentro”

2)  …PER SCOPRIRE. Dopo aver  scoperto la presenza del religioso in se da qui vi sono, di volta in volta, varie scoperte che Beltrami descrive con profondità e chiarezza e che potremmo far nostre:

a) DIO: “dentro di me c’è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c’è Dio”. La sorgente produce acqua in noi. Vi è una sorgente che produce la verità ma nel contempo si identifica con la verità stessa: Dio. C’è una particolarità, meglio due. La prima è la capacità di ascoltare la verità per poi annunciarla. Se non la si ascolta non la si può neanche sussurrare nella sua essenza! Poi va vista dal basso e non dall’alto. Hillesum scopre il mettersi in ginocchio per poterla cogliere. Solo mettendoci in ginocchio vediamo la verità.

b) Bellezza e silenzio. Cosa è la bellezza? Ci sono tante risposte, ma la bellezza non è fine a se stessa cioè non è tale in quanto tale bensì riporta sempre ad un Altro ad un Essere Bello che è al di sopra  della umana bellezza. La bellezza è il mistero. Quel mistero che si trova nei piccoli elementi (gelsomino) come nei grandi eventi. Ed è proprio dalla bellezza che scaturisce il silenzio dinanzi al mistero. Di fronte alla bellezza non ci sono parole…(Thaumazein=meraviglia). Le molte parole, come sostiene Hillesum, conducono a equivoci. La loquacità del silenzio rende la bellezza del bello e dunque di Dio.

c) Preghiera. Chissà quanto volte abbiamo pregato o abbiamo cercato di definire la preghiera ma penso che una possibile definizione esperienziale della preghiera la offre la nostra pensatrice. La preghiera è cioò che permette di stare in mezzo agli orrori, ai dolori, non facendosi travolgere da questi, ma, al contrario, facendoci comprendere che la vità è bella.  La preghiera permette al nostro cuore di custodire Dio affinchè Dio lo cambi. Per la H. non è tanto importante che Dio esaudisca la nostra supplica quanto che lui compia in noi una metanoia che ci dia la possibilità di una nuova welteschaung.

d) Sacra Scrittura. La fonte della preghiera è la Bibbia che, come dice Hillesum, ci permette di conoscere non solo le cose in esa scritte ma anche il suo Autore. E’ un po il richiamo a quanto diceva san Girolamo: L’ignoranza delle Scritture è l’ignoranza di Cristo”. Sarà proprio la Bibbia ad accompagnarla fino agli ultimi giorno nel campo di concentramento.

3) L’INFERNO UMANO PER IL PARADISO DI DIO. Nell’umanità accade l’incontro tra Dio e l’uomo. E’ la risposta al famoso interrogativo se si potesse ancora parlare di Dio dopo l’olocausto. Certo che si può, anzi si deve, perché in quell’esperienza brutale dove la cattiveria e la crudeltà umana hanno raggiunto il massimo dell’espressione ha permesso che si scoprisse il senso dello stare insieme, della comunione, della solidarietà. Lei stessa ci dice di queste forme di solidarietà virtuale quando afferma che vorrebbe esser in tutti i campi dove si trova internata la sua gente e aiutar loro a leggere quell’esperienza dalla parte di Dio. E’ la grandezza dell’amore che ci riporta al grande sacrificio per amore che è la croce. La grandezza dell’amore addolcisce anche la crudeltà. Come? Quando, come lei stessa afferma, dinanzi a tanto odio non si risponde con l’odio ma vedere come nel cuore di chi distrugge l’altro  non vi è più spazio per la bellezza della vita e magari con il proprio non agire si agisce in modo più efficace: perché per amore si perdona anche questo perché l’amore è al di sopra di ogni umana crudeltà. L’amore: è il paradiso all’interno dell’inferno creato dall’uomo.
 

Pavel Florenskij

“Colmare ogni istante di un contenuto sostanziale”. Parto da questa frase di Florenskij per parlare di ciò che lui  è stato ed è per il nostro oggi . Ritroviamo un elemento in comune con la Hiellsum: anche qui un campo di concentramento non nazista ma comunista. Ancora una volta la perdita della libertà. Ma proprio la perdita della libertà rende rende paradossale l’esistenza di Florenskij: il vedere, nonostante tutto, il bello. Lui che aveva studiato la matematica e dal numero compie il passaggio a Dio. Lui che voleva creare un legame tra la fede, la scienza e la cultura non può non essere un pensatore contemporaneo.

Il tema ,potremo dire, che caratterizza il pensiero di Florenskij è quello della bellezza. Ma sulla scia di quanto scritto da Beltrami, prima di parlare della bellezza vorrei presentarvi alcuni passaggi previ ad essa: il fanciullo e la natura

1)      IL FANCIULLO. Per il N. è necessario andare oltre il qui e ora, cioè, andare oltre la nostra realtà in una realtà superiore. (Idealismo florenskijano). Ma per comprendere questo oltre è necessario uscire dal pensiero e dal mondo degli adulti per entrare in quello dei bambini. Perché questo cambio di visione? Perché gli adulti cercano di capire il come dei fenomeni mentre il bambino, con la sua curiosità(n on dimentichiamo che la curiosità sta all’origine del pensiero umano) e genialità, entra nel fenomeno in se. (Es. il mare per lui è l’immagine dell’eternità). Ed entrando nel fenomeno in quanto tale il conoscente si fa uno con l’oggetto della sua conoscenza e questo unione è per il N. il simbolo. Florenski farà propria la filosofia del simbolo perché questo ci permette di conoscere e di entrare nel mistero del mondo senza violare il mistero stesso. [Un altro autore che parla del fanciullo e del simbolo e Giovanni Pasoli con la poetica del fanciullino. Egli dicev che in ogni persona (indipendentemente dal lavoro che svolge) c’è un fanciullino. E’ uno spirito sensibile che consiste nella capacità di meravigliarsi delle piccole cose, come fanno i bambini. Il poeta per il Pascoli è un uomo umile e semplice che vede la vita quotidiana con gli occhi del fanciullo. La poetica del fanciullino consta di due elementi. 1) L’Impressionismo: l’artista non deve rappresentare il mondo e la natura così come si presentano ma deve offrire uno stimolo di rappresentazione. Deve tratteggiare la realtà ma non definirla. 2) Il simbolismo: il simbolo non è immediato ma rimanda ad Altro, al mistero].

 

2)      LA NATURA. Altro elemento che permette l’esperienza mistica di F. è proprio la natura. La contemplazione della realtà “naturale” permette di comprendere il divino. Egli stesso parla di una esperienza mistica a partire da alcuni elementi della natura (la montagna, il freddo, etc..). troviamo qui un richiamo a S. Agostino i “Mirabilia Dei” e se vogliamo troviamo anche una visione della natura diversa dal Contratto Sociale di J. J. Rosseau. La natura per F. crea uno stile di comunione partendo dalla natura stessa. La comprensione e la simbiosi con la natura permette anche la comunione tra gli uomini.

 

3)      LA BELLEZZA. L’ARTE. Per comprendere il concetto di bellezza e di arte non possiamo dimenticare l’origine di F. che è orientale. Lui è in prete ortodosso e dunque il richiamo primo è l’icona. L’icona è ciò che permette all’invisibile di rendersi presente nel visibile. L’iconografo è colui che tramite la preghiera (anche qui ritroviamo il richiamo alla preghiera che non è un semplice sussurrare delle formule ma è un evento e un accadimento esistenziale e dunque la preghiera è una esperienza detta con la vita) rende presente l’Assoluto e per fare ciò è necessaria la quiete interiore (l’hesichia). Tramite l’arte l’anima passa dalle cose terrene alle cose celesti. Vedere il bello è fare esperienza della divinità. Dunque se l’anima è presso le cose celesti non interessa più ciò che è nel mondo e tutto ciò che il Nostro subisce nel campo di concentramento comunista viene superato dalla bellezza che già è presente in se. La bellezza richiede il silenzio per esser fatta viva in ciascuno di noi e se, come dice Dostoevskij, che “la bellezza salverà il mondo” può farlo solo se prima noi stessi diamo alla bellezza, meglio al Bello, la facoltà di salvare la nostra anima.

Conclusione per l’oggi

Hillesum: Non si può non fare esperienza di Dio nonostante la bruttura che l’uomo crea nel mondo.

Florenskij: Ri-dare al mondo il bello ci permette di vedere in forma velata, già e non ancora, il paradiso sede della Verità".

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