Quasi tutti gli adolescenti, prima o poi, si lasciano andare
a qualche forma di trasgressione. Se vivono in stagioni storiche di lotte
politiche magari gridano slogan rivoluzionari alle manifestazioni, se sono
inghiottiti da quello che negli anni Ottanta i sociologi chiamavano il
“riflusso nel privato” sfidano le regole dei padri. Qualche volta le due cose
coincidono.
Nella maggior parte dei casi cercano solamente di dimostrare che
esistono in quanto entità autonome. E pare sia anche un percorso necessario a
diventare adulti consapevoli. Le preoccupazioni devono intervenire quando
questi comportamenti oltrepassano il livello dalla sana affermazione della
propria identità. Le notizie degli ultimi giorni portano all’attenzione
generale la degenerazione in condotte illegali e autolesionistiche di un
fenomeno che circoscritto in opportuni
confini sarebbe di normale amministrazione. L’uso di sostanze stupefacenti e
l’abuso di alcol, in particolare, sembrano diventati il principale interesse in
alcune fasce delle ultime generazioni. Ovviamente pretendere il rispetto della
legge all’interno dei locali della movida notturna, come in qualsiasi altro
luogo, è un dovere delle istituzioni. Chiudere un occhio davanti allo spaccio
di stupefacenti o all’abuso di alcolici da parte di minori, magari per evitare
di danneggiare gli interessi economici degli esercenti, non solo è un reato ma
anche un grave passo indietro rispetto alle responsabilità che una qualsiasi
amministrazione ha il dovere di assumersi. Al tempo stesso, però, pensare che
si possa affrontare un problema di questa portata solamente attraverso misure
di ordine pubblico rischia di spostare l’attenzione sugli effetti e di far
perdere di vista le cause. Senza scadere nel facile moralismo sempre in
agguato, ci si può chiedere perché sempre più giovani cerchino strumenti per
evadere dalle realtà piuttosto che idee per cambiarla. Se da una parte abbiamo
il dovere di esigere il rispetto delle regole della convivenza civile, dall’altro
dovremmo interrogare noi stessi sui motivi per cui ai nostri ai figli proprio
non piace il mondo che gli stiamo lasciando.
di Marcello Filotei
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