Inizia domani sabato 14
novembre con la proiezione del film Paradiso
Perduto del regista messicano Alfonso Cuaròn presso il cinema Cityplex
Politeama di Terni l’XI edizione del film festival “Popoli e Religioni”
organizzato dall’Istituto di Studi Teologici e Storico-Sociali in
collaborazione con la Diocesi di Terni-Narni-Amelia ed il sostegno del Comune
di Terni, del Ministero per i beni e le attività culturali, la Regione Umbria,
la Fondazione Carit e il patrocinio del Pontificio Consiglio per la Cultura.
Il tema del Paradiso si
mostra fin dall’inizio essere il fil
rouge dei quasi dieci giorni di eventi che si succederanno nella nostra
città ternana. Ma non solo. Esso è un tema centrale su cui riflettere a
trecentosessanta gradi all’interno della nostra società. Cosa significa aver
perso il paradiso? Cosa è il paradiso?
Esso è principalmente
il luogo delle relazioni e della fiducia la cui perdita non può generare altro
che il “non-luogo”. Il termine “paradiso”, infatti, proviene dalla lingua
persiana ed indica il “giardino recintato”, quel luogo in cui l’essere umano
delle religioni abramitiche era chiamato ad intessere relazioni ed alleanze
all’insegna del rispetto, della fiducia, della responsabilità e dell’aiuto
reciproco. Quella prospettata dal paradiso non è una visione ideale o utopica,
irrealizzabile ed irraggiungibile, ma una sfida e una provocazione rivolta a tutta
la società. Questa, oggi più che mai, dinanzi ai turbamenti procurati dalla
crisi economica, dalla immigrazione, dal disastro ambientale, si trova ad
essere continuamente pressato sotto le tentazioni dell’egoismo,
dell’individualismo e della sfiducia. Ha perso se stesso e non sa più trovare
una risposta al senso della sua vita o, addirittura, a porsi la domanda di
senso. Ha rotto tutte le alleanze, con sé, con gli altri, con l’ambiente e con
Dio rendendo anche il suo spazio vitale una terra inospitale, dalla quale
spesso è meglio fuggire via.
Il festival “Popoli e
Religioni” è una grande opportunità per Terni ed, in particolar modo, per i
giovani. A loro è affidato il compito e la responsabilità di accogliere la sfida di ricostruire il Paradiso
ripristinando proprio quelle alleanze che abbiamo purtroppo mandato in
frantumi, non ultima quella tra uomo e donna.
Per i giovani il
Paradiso rappresenta il “regno della possibilità”, quel regno strano e faticoso
ma comunque presente dentro ognuno dei nostri ragazzi. Un regno che urla i suoi
bisogni e che fin troppo spesso noi adulti non facciamo altro che soffocare,
sfruttando il più che possiamo e lasciando per loro in dono il meno possibile. I
giovani, invece, abitano il regno della possibilità nutrendo in sé il desiderio
di voler cambiare questo mondo che parla tanto di loro ma che al tempo stesso sembra
non aspettarsi niente da loro, questo mondo nel quale non si è unici, ma uno
fra i tanti, questo mondo che non ci vuole globalizzare ma omologare, questo mondo
che rifiuta il nostro essere persona per realizzare di noi degli androidi, dei
robot. Un mondo così, infatti, sarebbe, se già non lo è, il non-luogo dove
regna o regnerebbe solo l’interesse e la solitudine.
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