giovedì 12 novembre 2015

Preferisco nascere

La sentenza della Consulta che permette di selezionare gli embrioni sani in caso di grave malattia trasmissibile geneticamente non è arrivata imprevista: sono anni che viene denunciata quella che si ritiene — ed effettivamente è — una contraddizione legislativa. 

Lo scrive Lucetta Scaraffia aggiungendo che finora lo stesso feto malato che non si poteva eliminare a stadio embrionale poteva invece essere abortito secondo la legge 194. Naturalmente, sarebbe stato possibile — e auspicabile — risolvere la contraddizione nel modo opposto, cioè eliminando la possibilità di effettuare il cosiddetto “aborto terapeutico”, che già dal nome rivela l’imbarazzo e la manipolazione: qui non si tratta di terapie per curare l’embrione malato, ma di eliminazione. Le definizioni hanno il potere di cambiare il segno morale di un’azione, e questa dicitura ha la pretesa di rendere non solo giustificabile, ma quasi encomiabile, questo tipo di aborto.
Oggi la contraddizione è stata cancellata da una sentenza che permette l’eliminazione già in stadio embrionale, come al solito cercando di alleggerire la gravità di questo atto prevedendo che questa selezione si potrà effettuare solo nei casi di gravi malattie. Ma sappiamo già che, come è stato per la legge 194, si tratta di una severità facilmente aggirabile, anche solo invocando l’incapacità psicologica della madre di accettare il figlio imperfetto qualora la malattia non sia così grave in se stessa.
 

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