È stato uno dei massimi esponenti
della logica e della filosofia analitica del secondo dopoguerra il filosofo statunitense
Hilary Putnam, morto domenica 13 ad Harvard, all’età di 89 anni. Era professore
emerito di logica e di matematica all’università di Harvard, dove ha insegnato
dal 1965 al 2000. Tra le sue opere spiccano Realismo
e ragione (1983), Mente, linguaggio e
realtà (1987), Matematica, materia e
metodo (1993). Nel 2011 aveva ricevuto il prestigioso Rolf Scock Prize. Putnam
si era laureato in filosofia all’università di Pennsylvania nel 1948 per poi
specializzarsi in logica all’università della California a Los Angeles nel
1951. Iniziata la carriera accademica all’università di Princeton (1953-1961),
si trasferì poi al Mit di Boston (1961-1965). Nel periodo in cui approdò ad
Harvard, si dedicò anche all’impegno politico aderendo a posizioni pacifiste (erano
gli anni della guerra in Vietnam) ed entrando a far parte prima del movimento
Students for a Democratica Society e poi di un gruppo maoista interno a quello
stesso movimento, i Progressive Labor Party. Filosofo dai molteplici interessi,
Putnam aveva dedicato la sua attenzione in particolare a questioni di logica,
alla filosofia della matematica, del linguaggio e della scienza.
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