[La gioia di annunciare il Vangelo] ha sempre la dinamica dell’esodo e del dono, dell’uscire da sé, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre. Il Signore dice: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!» (Mc 1, 38). Quando la semente è stata seminata in un luogo, non si trattiene più là per spiegare meglio o per fare segni ulteriori, bensì lo Spirito lo conduce a partire verso i altri villaggi (Francesco, Evangelii gaudium, 21).
Nella sua esortazione apostolica papa Francesco
faceva riferimento alla giornata trascorsa da Gesù a Cafarnao, una giornata che
secondo Giulio Michelini[1]. ha una sua importanza fondamentale proprio in quanto
riesce a parlare all’uomo di oggi e ad interpellare la Chiesa in questo inizio
di Terzo Millennio. Per questo motivo, secondo l’autore, «la giornata di Gesù
nella cittadina del lago di Tiberiade può rappresentare ancora oggi un
paradigma per i cristiani» (p. 10).
L’analisi condotta in queste circa centosessanta
pagine si inscrive all’interno della ricerca sul Gesù storico ed in particolar
modo nella sua terza fase, quella della cosiddetta “Terza Ricerca”, avviata
negli anni Ottanta del Novecento da Neill e Wright . Padre Michelini, infatti,
cerca di porre Gesù nel suo contesto giudaico, avvalendosi sia di fonti
giudaiche, tratte dalle pagine dello storico Giuseppe Flavio, sia da alcune
scoperte archeologiche, legate soprattutto alla città di Cafarnao. Al tempo
stesso il biblista accenna solamente alla disputa se questa giornata di
Cafarnao sia un racconto storico o, invece, una giornata più ideale che reale
raccontata dall’evangelista.
Questo perché? Innanzitutto in quanto Michelini
vuole sottolineare come il Gesù raccontato dal vangelo marciano nella
descrizione di quella giornata sia per l’essere umano di oggi la radice
dell’umanesimo, come egli renda l’uomo più uomo, liberandolo da ogni schiavitù,
non ultima quella di un modo malsano di vivere la propria affettività, il quale
danneggia pesantemente il modo di vivere le nostre relazioni umane. Gesù a
Cafarnao si mostra “modello” dell’uomo, riconducendolo al progetto che Dio
aveva per lui. L’essere umano è l’opera più grande che Dio ha compiuto nella
creazione del mondo e Gesù è venuto per restaurarla. Non a caso, pone in
risalto Michelini, l’episodio di Cafarnao avvenga proprio di sabato, in quello Shabbat nel quale vi è l’obbligo di
astenersi dal lavoro, da qualsiasi opera. Il giorno della festa diviene il
giorno della restaurazione. Afferma il biblista: «Salvando l’uomo, Gesù salva
anche il senso dello Shabbat» (p.
60).
Michelini pone in risalto come nella pericope
marciana analizzata nel suo volume Gesù si mostri nei panni di un viandante
chiamato ad attraversare alcune soglie
importanti del suo cammino. Passerà così dalla sinagoga, uno spazio pubblico ma
chiuso, alla casa di Pietro, uno spazio sempre chiuso ma stavolta privato, alla
porta, uno spazio privato aperto, per poi uscire dalla città e oltrepassare
così l’ultima soglia, andando oltre Cafarnao, oltre la “Città della Consolazione”,
come la definiva Origene.
Nel passare da una soglia ad un’altra Gesù sarà chiamato a confrontarsi con il male,
con la malattia, con la legge, con il rifiuto da parte di coloro ai quali era
stato inviato, con la propria morte. Di soglia
in soglia Gesù si fa testimone di
una “mistica dagli occhi aperti” che diviene sempre più una “mistica
dell’avvicinarsi”. Su quelle soglie
egli incontra l’essere umano, ossia, come evidenzia Michelini, l’uomo imprigionato
che cerca la libertà, il ferito che cerca la salvezza (cfr. p.121). Gesù
guarisce molti, ma cura tutti.
L’analisi condotta da Michelini con grande maestria
riprende in mano ognuna delle cinque vie delle quali si parlerà a Firenze nel
Convegno Ecclesiale Nazionale.
Uscire.
Gesù
esce per incontrare la povertà e la creaturalità dell’essere umano, la sua
finitudine fisica e morale. Esce per curare
e sollevare coloro che sono in
difficoltà, per donare la propria vita, ponendo anche la morte all’interno
della sua missione. Ma il vero uscire di Gesù si trova pienamente, secondo
Michelini, nel suo colloquiare con il Padre, nel cercare la sua volontà. Uscire
per non lasciarsi imprigionare dai troppi impegni, per trovare la prospettiva
giusta, per non morire di asfissia intrappolato in rapporti umani soffocanti.
Annunciare.
Gesù esce per allargare lo spazio sacro, per far sì che ogni luogo venga
toccato dalla sua presenza e dalla sua grazia. L’evangelista Marco, molto più
degli altri tre, ci presenta un Gesù che è Maestro, che compie il suo primo
miracolo insegnando ed annunciando una parola che libera e salva. Ma nella
sinagoga di Cafarnao, Gesù prima di insegnare ascolta. L’annuncio nasce dalla
fede e la fede dall’ascolto. Questo è il grande insegnamento che ci dà
l’evangelista narrando questo episodio. Oltretutto quella sinagoga, paradossalmente,
come ricorda Michelini, è stata fatta costruire da un centurione pagano,
proprio ad indicare che tutti hanno bisogno della Parola di Dio.
Abitare.
Non sappiamo, secondo il nostro autore, con certezza se Gesù abbia o meno
posseduto una casa propria. Certamente ha abitato la casa di Pietro, ha
mangiato lì, si è riposato, ha accolto amici e discepoli dando a quella casa un
nuovo senso. Abitare, infatti, vuol dire trasformare la propria casa in una
comunità: attraversandola, senza rimanervi vincolato, trasformandola attraverso
una critica delle relazioni, ed espandendola, facendo della premura dei rapporti
familiari il modello per quelli comunitari. Ma Gesù non abita solo la casa, ma
anche la città, facendosi lui stesso cittadino, membro della sua comunità,
attento ai bisogni e alle necessità della sua gente. La preoccupazione politica
di Gesù diviene forma di carità a favore degli uomini e delle donne con i quali
condivide la vita in quella città. In questo modo l’abitare è anche uno
“stare”.
Educare.
Come abbiamo detto sopra Gesù annuncia non come gli altri, ma con quella
autorevolezza data dal suo essere l’unico Maestro. Una missione, questa, che
lui non abbandonerà mai né in parole né in opere. Gesù educa i discepoli nel
comprendere cosa sia il Regno di Dio e cosa significhi il seguire lui. Come
afferma Michelini «l’autorevolezza di Gesù sta nella verità della parola di Dio […]. La parola di Gesù ha la potenza di
cacciare i demòni, perché ha dentro di sé la verità». Gesù educa l’essere umano
a lottare contro il male, a non temere il male, a vincere le sue crisi con la
forza della fede.
Trasfigurare.
La giornata di Cafarnao raccontata dall’evangelista Marco ed esaminata con cura
da Giulio Michelini, mostra infine come Gesù abbia voluto riempire di un nuovo
senso la nostra quotidianità, caratterizzata da un tempo e da uno spazio ben
precisi. L’invito che egli ci fa è quello di vivere ogni istante della nostra
esistenza stando vicini a lui. Il nostro tempo, se non è vissuto in comunione
con il Padre e come dono agli altri, diviene sprecato. Gesù nella “città della
consolazione” irrompe nel tempo e nello spazio dando loro un nuovo significato,
cioè quello di essere un tempo e uno spazio della salvezza. Il tempo non è più
circolare, poiché non è più scandito dal percorso degli astri. Gesù è il nuovo
ordinatore delle coordinate spazio-temporali dell’essere umano riempiendole
della sua grazia e della sua salvezza e facendole uscire dai cardini della mera
immanenza.
[1] Giulio Michelini, Un giorno con Gesù. La giornata di Cafarnao nel Vangelo di Marco,
San Paolo, Cinisello Balsamo 2015, 156 pp., € 12,00.
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