sabato 23 gennaio 2016

Il nome di Dio è misericordia (1)

Carissimi lettori,
in questi giorni stiamo riflettendo a Foligno, in una bellissima villa appartenente ai padri dehoniani immersa nel verde, intorno al tema della misericordia.
Metterò sul blog lo schema dei miei tre interventi.

LA MISERICORDIA DEL PADRE OFFERTA A TE


1)    COSA SI INTENDE NELLA BIBBIA CON MISERICORDIA



Nell’Antico Testamento i termini “misericordioso” e “misericordia” ricorrono raramente per indicare il comportamento dell’essere umano.

Misericordia, nella versione greca dell’Antico Testamento, è indicata dal termine éléos, con il quale si traduce la parola ebraica hésèd e quella di rahamim.

Hésèd in ebraico indica la “fedeltà” , il favore immeritato, ed è uno dei vocaboli fondamentali sia della teologia salmica sia di quella dell’alleanza; ricorre 245 volte nell’Antico Testamento, delle quali 127 proprio nei Salmi. Indica l’amore incrollabile, fedele, affidabile, tenero, costante, capace di mantenere una comunione per sempre, qualsiasi cosa capiti: «Anche se i monti si spostassero, e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto, né vacillerebbe la mia alleanza di pace; dice il Signore che ti usa misericordia» (Is 54, 10). L’alleanza di Dio con il suo popolo è fin dall’inizio una storia di infedeltà e nuovi inizi (Es 32-34). Per questo motivo è evidente che un simile amore incondizionato suppone il perdono, non può che essere misericordia.

Rahamim è un termine che evoca le viscere materne e proviene da rehem (grembo materno), il simbolo dell’amore che si fa dono totale come può essere l’amore di una madre per il suo bambino (Is 49, 15: «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai»), la tenerezza di un padre per i suoi figli (Sal 103, 13: «Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di coloro che lo temono»), un intenso amore fraterno (Gen 43, 30: «Giuseppe uscì in fretta, perché si era commosso nell’intimo alla presenza di suo fratello e sentiva il bisogno di piangere; entrò nella sua camera e pianse»).

Lebh indica  il “cuore”, che è la sede dei sentimenti e del giudizio. Nella Bibbia la misericordia è un fatto di cuore, non è una debolezza indegna del vero eroe e parla del cuore di un Dio che si preoccupa dell’essere umano e della sua storia di peccato, un Dio che guida il suo popolo, un Dio che si appassiona dell’essere umano e che sceglie uomini secondo il proprio cuore, come sottolinea Samuele a Saul: «Il Signore si è già scelto un uomo secondo il suo cuore e lo costituirà capo del suo popolo» (1Sam 13, 14), o lo stesso Signore ad Israele: «Vi darò pastori secondo il mio cuore, i quali vi guideranno con scienza e intelligenza» (Ger 3, 15).



2)    CHI E’ IL DIO MISERICORDIOSO

L’Apostolo Paolo lo definisce «Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione» (2Cor 1,3).


Nella religione ebraica è chiamato YHWH e la radice del suo nome non proviene tanto da haya (essere) quanto da hasa (amare appassionatamente).

Anche se il libro della Genesi non lo dice esplicitamente ogni azione compiuta da lui è all’insegna della misericordia:

o   dopo la caduta dona agli esseri umano dei vestiti per difendere la loro dignità e proteggersi essendo nudi (Gen 3, 21);

o   si piega sui poveri e sui deboli, come su Abele (hebel significa soffio, debolezza) rispetto a Caino (Gen 4);

o   pone sulla fronte di Caino un sigillo per non farlo morire assassinato per aver ucciso il fratello (Gen, 4, 15);

o   perdona il peccato di corruzione compiuta dall’essere umano non dando al diluvio la parola fine ed assegnando a Noè la missione di essere fecondi, di moltiplicarsi e di riempire la terra attraverso la sua benedizione. Strinse con lui la prima alleanza sigillata dall’arcobaleno (Gen 9);

o   benedizione ripresentatesi con la seconda alleanza stretta con Abram:  «Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione» (Gen 12, 1-2).

Questo Dio ha rivelato sull’Oreb ossia sul Sinai, chi egli fosse a Mosè:

o   «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe» (Es 3,6): è un Dio della storia, che ascolta il grido dei suoi poveri, che non rimane impassibile a quanto vede e sente, è un Dio vivo che libera ed interviene;

o   «Io sarò qui come colui che sarà qui!» o come tradurrà la Settanta nel 200 a. C. “Io sono colui che sono!” (Es 3, 14): nel pensiero ebraico l’essere non è qualcosa di statico come nel mondo greco ma di dinamico, operativo e di un’efficacia concreta e che fa di Dio un essere pro-esistente per il suo popolo dovunque esso sia e nonostante il suo peccato. Dio è qui con voi, è qui per voi, qui vicino a voi, mostrando come il suo nome sia una promessa e una garanzia per il suo popolo;

o   Mosè vide di Dio le sue spalle e non il suo volto (Es 33, 23) poiché la misericordia di Dio si riconosce a posteriori, successivamente all’accadere dei fatti nel loro passaggio storico.





3)    DIO MISERICORDIOSO E GIUSTO

Dirà Tommaso d’Aquino nella Summa Theologiae I, q. 21 a.3 che la misericordia è la proprietà fondamentale di Dio, la carità operativa ed effettiva di Dio. E’ la proprietà particolare di cui parla Ireneo di Lione. Sosteneva Giovanni Crisostomo nell’Omelia 47 a commento del Vangelo di Matteo che senza verginità possiamo contemplare Dio ma non senza misericordia.

«La misericordia è la giustizia specifica di Dio», afferma Walter Kasper.

«Che cosa è questa giustizia se non misericordia?», sottolinea Ambrogio apostofando Gesù come il bonus iudex oltre che lo iustus iudex.

Il profeta Osea (722/721 a. C.) tratta di un popolo che ha infranto l’alleanza con Dio divenendo una prostituta disonorata:

·        in un primo momento esso deve andare incontro alla giustizia di Dio: «Chiamala Non-amata, perché non amerò più la casa d’Israele, non ne avrò più compassione […]; non li salverò con l’arco, con  la spada, con la guerra, né con cavalli o cavalieri» (Os 1, 6) e subito dopo «Chiamalo Non-mio-popolo, perché voi non siete mio popolo e io non esisto per voi» (Os 1, 9);

·        poi la giustizia diviene misericordia: «Il mio cuore si commuove (si rivolta) dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira […] perché sono Dio e non uomo; sono il Santo (qadhos= separato) in mezzo a te e non verrò nella mia ira» (Os 11, 8-9).

·        La misericordia è l’essenza di Dio, la sua sovranità si manifesta nel perdonare. La sua ira sfocia quindi nella misericordia: egli si oppone al male in virtù della sua santità ma concede all’essere umano la possibilità della conversione essendo lui il protettore ed il custode.



Agostino scrive nel Sermo 169: «Dio ci ha creati senza di noi ma non ci redimerà senza di noi», per evidenziare l’importante ruolo assunto dalla nostra libertà all’interno dell’opera salvifica. Se Dio è misericordioso non per questo egli non nota le nostre malvagità e negligenze, in quanto prende sul serio la nostra libertà: non è un Dio apatico!

Scriveva il 30 novembre 1980 il papa Giovanni Paolo II nella sua enciclica Dives in misericordia: «Credere in tale amore significa credere nella misericordia» (n. 7) e credere  non è solo sapere ma trovare fondamento, affidarsi e fidarsi della misericordia divina. La sola giustizia non basta, perché - ricordava il papa polacco - summum ius, summa iniura.

Benedetto XVI, nell’enciclica sociale del 2009 Caritas in veritate, sottolineava che l’amore è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa. La giustizia è la misura minima dell’amore mentre l’amore ne è la sovrabbondanza (n. 6).



4)    EVANGELIZZARE LA MISERICORDIA



Annunciare la misericordia di Dio vuol dire annunciare con misericordia e premura, entrando nella vita delle persone, nello sguardo dei loro volti, nelle loro case come faceva Gesù.

Dio è amico della vita per cui annunciare la misericordia vuol dire annunciare la bellezza della vita, la Gioia che la vita possiede in sé e che la rende colma anche in mezzo alle prove.

La misericordia è premura poiché

Ø è la realizzazione perfetta della giustizia

Ø non umilia l’essere umano

Ø ridona la dignità di figlio in un mondo di orfani

Ø è segno di una libertà ritrovata

Per cui è essenziale:

o   non parlare a vuoto ma usare un linguaggio materno

o   interessarsi delle ansie e delle attese di colui che abbiamo dinanzi

o   abbandonare l’anonimato conferito dall’uso di formule prestabilite



Per far questo è necessario riconoscere le orme di Dio nella propria storia personale nella consapevolezza che non si deve conquistare Dio, ma aprirsi alla sua rivelazione [che è la misericordia], poiché Dio non lo si merita ma lo si accoglie e basta.

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