In questi giorni, in
Gran Bretagna, il governo ha stabilito che in tutte le scuole l’ora di
religione dovrà essere dedicata per il 75% all’insegnamento del cristianesimo. Questo
perché, secondo il dipartimento dell’Educazione britannico, le loro tradizioni
religiose sono principalmente cristiane. Il ministro dell’Istruzione, Nicky
Morgan, ha anche sottolineato che, comunque, le giovani generazioni dovranno
conoscere più di una sola religione.
Quanto è accaduto a mio
giudizio è di fondamentale importanza, dato che va ad evidenziare le radici
cristiane dell’Europa. Qualche anno fa l'ex sindaco di Venezia e filosofo Massimo
Cacciari, intervenendo nella trasmissione Porta
a Porta condotta dal giornalista Bruno Vespa, aveva ammesso la necessità
per la nostra Europa di non perdere il legame con Cristo Crocefisso simbolo
della fede e della cultura. Ogni intellettuale, aveva detto, non può non
misurarsi in qualche modo con esso. Anche Romano Guardini era di questa
medesima opinione, tanto che tra gli anni 1935-1946 sostenne:
nulla è più falso dell’opinione
che il dominio moderno sul mondo nella conoscenza e nella tecnica abbia dovuto
esser raggiunto lottando in contraddizione al cristianesimo, che voleva tenere l’uomo in inerte soggezione. È vero il
contrario: l’enorme rischio della scienza e della tecnica moderna, la cui
portata avvertiamo dopo le ultime scoperte con profonda inquietudine, è
diventata possibile solo sul fondamento di quell’indipendenza personale, che
Cristo ha dato all’uomo[1].
Se indaghiamo l’immagine
europea dell’uomo non possiamo, infatti, non renderci conto di come essa sia
stata determinata profondamente dal cristianesimo, il quale ha aiutato gli
esseri umani a rendere libere le relazioni fra di loro, tra loro e la natura e
tra loro e Dio. Senza di Cristo l’uomo sarebbe rimasto un pagano determinista,
legato al mondo degli dei e soggiogato dalla natura e dal suo dominio. Il cristianesimo
ha reso l’uomo persona e soggetto delle relazioni (Boezio, Agostino, i
Vittorini…possono testimoniare questo fin dal IV-V secolo). Lo stesso
Kierkegaard, riporta Guardini, riteneva che l’antichità sia stata un periodo al
tempo stesso geniale ed ingenuo della storia umana, mentre il cristianesimo sia
stato fautore della piena e personale maggiore età dell’uomo. In altre parole
l’essere di Cristo ha liberato il
cuore dell’uomo europeo. La sua personalità gli ha dato la capacità
straordinaria di vivere la storia e di esperire il destino. La sua serietà, che
lo volesse o no, ha sostenuto l’opera dello spirito europeo. Cristo l’ha tratto
fuori dall’antico stato di servitù nella natura e nel mondo e posto di fronte
al Dio sacro-personale, nella libertà del redento. Questo è l’arché interiore, l’inizio della
esistenza[2].
Si può staccare allora
l’Europa da Cristo? Secondo Novalis si deve fare molta attenzione nel
perseguire questo cammino, che il noto studioso apostrofa come segnante il
passaggio dai bei frutti della giovinezza (fede e amore) a dei frutti più rozzi
(sapere e avere)[3].
Analizzando il percorso della storia nel suo muoversi attraverso i secoli,
Novalis mostra come poco alla volta, passando per il Protestantesimo, che volle
chiudere la religione dentro i confini di uno stato, la fede sia divenuta l’acerrima
nemica della filosofia[4],
trasformando Dio in un «pigro spettatore del grande, commovente spettacolo
messo in scena dagli eruditi»[5] e
portando alla nascita della corporazione europea dei filantropi e degli
illuministi. E così in Francia alla religione si tolse il diritto di
cittadinanza e le si lasciò quello di ospitalità[6]!
Novalis giunse così
alla conclusione che solo la religione può risvegliare l’Europa ad
intraprendere il suo compito più elevato, ossia quello di essere la portatrice
di pace tra le culture[7]. E
Guardini, un po’ dopo, incalzò scrivendo che «se quindi l’Europa deve esistere
ancora in avvenire, se il mondo deve ancora avere bisogno dell’Europa, essa
dovrà rimanere quella entità storica determinata dalla figura di Cristo»[8].
Questo implica fortemente il trattare dell’Europa come di una realtà e di un compito.
Nella conclusione al discorso tenuto da Romano Guardini dopo il conferimento del Praemium Erasmianum, tenutosi a
Bruxelles il 28 aprile 1962, egli stesso esortò l’Europa a non mancare alla sua
ora, a realizzare un’unità intesa come vivere libero e non come comune servitù[9].
Quell’Europa, dunque,
che ci ha introdotto nell’età moderna e ha prodotto l’idea di libertà, alla
domanda se sia giusto esercitare il potere di un uomo su un altro, uomo che non
è cosa ma persona, dovrà scegliere la forma del servizio, non quella del
dominio. La forma del servizio, infatti, è indice di grande forza e
responsabilità per la vita, per la giustizia e per l’ordine, scartando quella
logica della distruzione, di cui è capace colui che è riuscito a gestire le
energie del cosmo, ad inventare la bomba atomica che colpì Hiroshima, e a far
nascere bambini senza bisogno dell’atto dell’unione sessuale.
[1] Romano Guardini, Europa. Compito e destino, Morcelliana, Brescia 2004, 42-43.
[2] Ivi, 60.
[3] Cfr. Novalis, La Cristianità o Europa, Bompiani, Milano 2002, 79.
[4] «Il risultato
del modo di pensare moderno venne chiamato filosofia e le venne attribuito
tutto quello che le si opponeva all’antico e quindi, soprattutto, ogni idea
contro la religione. Quello che inizialmente era un odio personale nei
confronti della fede cattolica si mutò, poco alla volta, in odio nei confronti
della Bibbia, della fede cristiana e, infine, addirittura della religione» (ivi, 97).
[5] Ivi, 101.
[6] Cfr. Ivi, 107.
[7]
«Scorrerà
sangue sull’Europa fino a quando le nazioni diverranno consapevoli del loro
spaventoso delirio che le fa girare in tondo e, raggiunte ed ammansite da una
musica sacra, in una variopinta mescolanza, si avvicineranno a quelli che erano
una volta gli altari, compiranno opere di pace e verrà celebrato con calde
lacrime, sui fumanti campi di battaglia, un grande banchetto d’amore come festa
di riconciliazione. Solo la religione può risvegliare l’Europa e dar sicurezza
ai popoli e insidiare la Cristianità, visibile sulla terra, con nuova
magnificenza nel suo antico ufficio di operatore di pace» (ivi, 123).
[8] Romano Guardini, cit., 61.
[9] Cfr. Ivi, 29.
Mi trovi d'accordo sul fatto che non si possono cancellare secoli si storia solo per motivi ideologici: senza memoria non c'è futuro! E per secoli la storia europea è stata segnata dalla fede cristiana. Anzi l'idea stessa di Europa come unione di popolo trova il suo antesignano nel Sacro Romano Impero. Sacro perché cristiano! Come si fa a non tenerne conto? Le stesse leggi e gli ideali che oggi sostengono l'Europa e gran parte dell'Occidente nascono dal Vangelo e più in generale dalla tradizione giudeo-cristiana innestata nella civiltà greco-romana prima e germanica dopo. Per quanto riguarda l'ora di religione, però, c'è di fatto un grosso pregiudizio. Essa è intesa come ora di indottrinamento e non di cultura e oggi giorno almeno in Italia sono pochi i professori di religione che riescono a parlare con competenza e serietà del Cattolicesimo e del suo peso culturale. Ecco perché vi sono così tante opposizioni. E poi non dimentichiamo, almeno nell'ordinamento scolastico italiano, che la religione è stata introdotta dall'idealista Gentile come passo necessario per lo sviluppo dell'animo umano nella triade religione-arte-filosofia. Ed anche questa visione pregiudica non poco il suo ruolo nell'istruzione scolastica... Necessaria, ma insufficiente perché lo spirito umano di perfezioni. Ennelle.
RispondiEliminaTi ringrazio del tuo commento, in quanto ritengo molto importante il fatto che tu abbia parlato del peso culturale che il cristianesimo riveste per il nostro Continente e per l'uomo in generale. Il cristianesimo pone al centro la persona umana e qualifica la libertà del singolo soggetto; mette al centro il dialogo e il pensare. Per questo motivo, come anche tu evidenzi, l'ora di religione non può scadere in una mera lezione di indottrinamento. L'Europa non può, quindi, a mio giudizio fare a meno del cristianesimo e della religione, poiché correrebbe il rischio, come scriveva David Hume, di divenire un popolo di selvaggi.
RispondiEliminalo leggo!
RispondiElimina...e fammi sapere cosa ne pensi!!!
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