Questa mattina a Rieti, presso l'Auditorium Varrone, si è tenuto il convegno L'alcolismo. Il disagio del consumo di alcol tra le giovani generazioni, organizzato dall'Ufficio per la Pastorale della Salute e dall'Ufficio Scuola della Diocesi di Rieti. Questo incontro formativo succede a quello sulla droga e ha visto la partecipazione di un gran numero di studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado, accompagnati dai loro insegnanti, delle autorità civili e della comunità cristiana della chiesa locale con i loro pastori. L'Auditorium era veramente colmo di persone di ogni età, tutte animate dallo stesso interesse, quello di stare accanto ai giovani e agli adolescenti per accompagnarli nella loro crescita e non farli sentire soli nell'affrontare le difficoltà della vita.

1. L'alcolismo: aspetti neurobiologici fenomenologici

In Italia 30 mila persone ogni anno muoiono a causa dell'alcol (malattia, suicidio, omicidio...). Si è a rischio quando si superano le quantità di 40 gr. di alcol al giorno per gli uomini (circa 3 bicchieri) e di 20 gr. per le donne (1 bicchiere e mezzo).
Ma chi è oggi l'alcolista? Non è più l'alcolista tradizionale, il "mattarello che parla con i lampioni" e fa tardi la sera. Oggi l'alcolista consuma ingenti quantità di alcol per depressione, soprattutto tra le donne, o per altre motivazioni. Egli è un angosciato, in quanto aspetta per bere. Aspetta che esce la moglie o il marito, aspetta di incontrare quella o quell'altra persona con cui bere, e così via. La sostanza alcolica è allora distruttiva, dato che costringe la persona a fare ciò che non vuole, ad andare in quel luogo per bere o a chiamare quella persona per farsi offrire da bere. Nonostante sia cosciente di andare incontro a gravi problemi l'alcolista continua ad assumere alcol. Esso genera, infatti, dipendenza e ogni dipendenza è malattia.
Il sintomo di questa malattia è il craving, ossia la ricerca impulsiva della sostanza.
L'organo colpito dalla malattia, invece, è il cervello, sia nel sistema dopaminergico mesolimbico sia nel lobo centrale della corteccia cerebrale. Il sistema dopaminergico è la parte più antica del cervello, la sede delle emozioni, provocate dal sesso, dal cibo e dalla cura della prole. L'alcol, provocando anch'esso piacere, fa passare in secondo piano quelli appena elencati, generando dei seri disturbi. Il lobo centrale, invece, è la parte più recente del cervello ed è un processore che riceve ed elabora. E' questa parte che conduce l'essere umano a progettare, a programmare e a dare il giusto peso alle cose. Quando l'alcol riesce a compromettere il lobo centrale il soggetto non è più in grado di far programmi o di ordinare la propria vita e, generalmente, vuole tutto e subito.
Alterare le emozioni, secondo il medico, vuol dire alterare i sentimenti e, quindi, alterare l'immagine che l'alcolista possiede di se stesso. Noi siamo un dialogo, frutto anche della qualità delle relazioni che sappiamo intessere con gli altri. Alterare l'immagine di se stessi significa alterare il nostro comunicare.
Tra i giovani attualmente va di moda la drunkorexia, consistente in una via di mezzo tra l'ubriachezza e l'anoressia. Le ragazze, infatti, sapendo che un bicchiere di vino equivale a circa 300 calorie decidono di non mangiare per non assumere una quantità smisurata di calorie e mantenere così la linea.
Siamo nell'epoca delle passioni tristi, per dirla con Spinoza, viviamo nell'incertezza. Le tecnoscienze vanno avanti potenziando se stesse senza dare risposte di senso. Lavorano per incrementare se stesse proprio come l'alcol. Il futuro, così, rimane per i nostri giovani cieco e lo si percepisce come una terribile minaccia. Dobbiamo, allora, tornare ad apprendere l'arte del vivere, riconoscendo e dando valore alle nostre capacità e indirizzando lo sguardo dentro di noi.
2. La prevenzione e la scelta
Il professore Zbigniew Formella, docente all'Università Salesiana di Roma, ha saputo provocare i giovani presenti ricordando loro di essere il tempio di Dio ed esortandoli a non lasciarsi fregare dall'alcol. Questo fa vedere un mondo che non esiste ed illude. Solamente usando quel grande dono di Dio che è il cervello è possibile resistere dalla tentazione dell'alcol o dal seguire adulti ed amici che in realtà prendono solo in giro i ragazzi. Costoro, quindi, devono cercare di:
- saper gestire la propria crescita ed esserne sempre più responsabili, cosa che si dovrebbe iniziare a manifestare a partire dai 10 anni in su;
- ampliare i propri interessi;
- acquisire una nuova identità
nella certezza eraclitea di non poter entrare due volte nello stesso fiume. Il passato non torna mai per esser rivissuto e quindi diviene fondamentale la prevenzione. Ogni giovane e ogni adolescente si trova posto dinanzi al bivio parmenideo tra l'essere e il non essere, tra il voler esser libero, e quindi il progettare, il custodire, l'abitare il proprio tempo, e l'esser schiavo. Ma nessuno può decidere al loro posto, poiché la scelta è personale. A noi adulti il compito di guidare e di educare per far sì che i giovani realizzino una scelta matura e responsabile.
3. A.N.G. - Alcol No Grazie

I ragazzi sono liberi e chiamati a non perdere la libertà di poter scegliere di se stessi. Liberi e, quindi, responsabili della propria vita e di quella della società e della loro famiglia, per la quale possono fare davvero tanto.
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